Venerdì 20 ottobre ANT LION in concerto al Camelot 3.0 ( via Santo Stefano 20, Prato) per la rassegna Autonomia Musicale. Ore 22.30. Ingresso libero.
Ant Lion è un ensemble di quattro polistrumentisti le cui date di nascita abbracciano quattro decadi diverse (’60, ’70, ’80, ’90), presupposto naturale al sound eterogeneo della band: Stefano Santoni (produttore artistico, in questa formazione prevalentemente al basso), già produttore e fondatore di Kiddycar e Sycamore Age; Isobel Blank (voce), artista eclettica e cantautrice; Simone Lanari (chitarra), produttore e componente dei Walden Waltz; Alberto Tirabosco (batteria), il più giovane, già attivo in formazioni punk hardcore.
Il sound Ant Lion risente sicuramente dell’influenza della scena newyorkese di fine anni ’70/primi ’80. Un’attitudine punk no-wave acquisita quanto arricchita da policromie spontanee, talvolta inattese. I differenti sfondi generazionali e culturali dei membri della band fanno sì che, in questo loro primo album, si possano individuare sodalizi tra elementi diametralmente opposti. Può capitare allora di avvertire contaminazioni jazz-rock con strappi punk, o momenti in cui batterie hardcore si confrontano con poliritmie e giochi armonici complessi, più propri della classica contemporanea. Momenti in cui no-wave e trip-hop si allacciano in una straniante milonga o in cui elementi prog – nel senso più antico del termine – si fondono con cori ossessivi rubati al minimalismo, frammenti di un free jazz visionario o per meglio dire, data l’assenza di formazione in questa disciplina, di un “fake jazz”. Ambientazioni da notturno metropolitano in cui uno strumento tradizionale giapponese come il koto, uno xilofono da orchestra in frac e farfallino, e il suono aspro e marcio di una falsa Les Paul appena evasa da un “second hand shop”, si incontrano per caso e – senza chiedersi perché – iniziano un intenso dialogo.